Un successo la presentazione di “Onc Podere 185 – i Muraro dell’Agro Pontino”
È stato presentato, lo scorso Mercoledì 30 Giugno nella prestigiosa cornice de Il Casale Corte Rossa a Borgo Sabotino, il libro “Onc Podere 185 – i Muraro dell’Agro Pontino” di Dina e Paola Tomezzoli. L’incontro è stato magistralmente coordinato dalla giornalista Antonella Melito.
Il pomeriggio si è aperto con i saluti della presidente del Lions Club Sabaudia-Circeo Host Vanda Bellini e del presidente del Club per l’Unesco di Latina Mauro Macale che hanno sottolineato le condizioni di vita dell’epoca, soffermandosi sul ruolo della donna. «La donna e il suo ruolo nella società sono il quinto dei 17 obiettivi dell’agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile – ha sottolineato Mauro Macale presidente del Club per l’Unesco di Latina – e, ascoltando le voci che vengono dal passato, ci rendiamo conto che dobbiamo fare ancora molta strada, per poter raggiungere l’uguaglianza di genere che ci prefiggiamo di ottenere nei prossimi dieci anni». La visita a sorpresa del sindaco di Latina Damiano Coletta ha posto l’accento sui sogni delle decine di centinaia di famiglie scese in terra pontina all’inizio degli anni ’30. «Riscoprire la storia di un territorio credo sia sempre un’azione importante per una comunità, nel caso della nostra Latina, prima Littoria e prima ancora Quadrato, è anche un modo per conoscere meglio il nostro passato, la nostra vera identità e le nostre radici – ha aggiunto il sindaco Damiano Coletta – Latina, oggi al suo ottantanovesimo anno dalla posa della prima pietra, è ad un traguardo importante per una città che è cresciuta molto, diventando la seconda città del Lazio e che sta imparando a rivalutare la sua storia». Il racconto della storia della famiglia Muraro, giunta nell’agro pontino a novembre del 1932, poco prima dell’inaugurazione della nuova città, è proseguito con racconti e aneddoti che hanno offerto spunti interessanti sull’influenza degli avi sui discendenti. «Studi recenti stanno evidenziando come noi ereditiamo dai nostri avi non solo il colore degli occhi o dei capelli, ma anche dei marcatori epigenetici che andrebbero a formare una memoria biologica delle esperienze da questi vissute specialmente se traumatiche – ha affermato Cristina Pansera, psicologa e psicoterapeuta – attraverso lo studio transgenerazionale possiamo recuperare la straordinarietà del legame familiare e trasformare le negatività in punti di forza». Ad impreziosire l’incontro le poesie in dialetto veneto declamate dal poeta Riccardo Visentin. È stata un’esperienza magica, un viaggio nel tempo dal quale si è tornati arricchiti e pieni di amore per i nostri coraggiosi pionieri. Lo scopo della ricostruzione delle proprie radici è quello di far conoscere la vera storia della Famiglia ai discendenti e di sperare, che le nuove generazioni, proseguano nella raccolta dei racconti e scrivano della nostra generazione, imparando dai nostri errori.