Rino Polverino il patron del divertimento

Rino Polverino il patron del divertimento
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Da più di 30 anni gestore delle discoteche più in voga del momento, partendo dal vecchio Boing trasformato prima in Duke e poi nel 7sky, passando dall’Italian Graffiti al Club 42 fino ad arrivare al 24th. Dietro tutto questo lui, un uomo che è sempre andato avanti con caparbietà. Il suo motto è: “Volere è potere”, bisogna essere convinti di se stessi per realizzare i propri sogni nella vita! E lui ne è la prova vivente, ma…Chi è Rino Polverino oggi? È un uomo che adora il mondo della notte, a cui piace stare a contatto con i giovani e inventarsi cose nuove per far divertire la gente. “Io vivo di stimoli. I soldi per me servono solo per pagare le spese e stare tranquillo. Mi piace dare sempre il massimo e sentirmi dire dalla gente: che bel locale, si sta bene, la musica è bella, c’è professionalità. Una volta raggiunto questo e poi che, fai un lavoro che ti piace … è il massimo!” Perché hai scelto di aprire una discoteca? “Io ho studiato all’alberghiero di Formia e quando tornavo a Latina, lavoravo in una discoteca e in un bar, quindi sempre a stretto contatto con il mondo della notte. Poi ho iniziato a lavorare per Radio Luna a Formia e a fare il dj nelle feste dei macP100, una volta andavano tantissimo. Si pagava il biglietto e nei ristornati o nei locali ci mandavano i dj delle radio. Così forte di quelle esperienze, una volta tornato a Latina a 19 anni, c’era un locale, il Boing, in vendita vicino casa mia. Decisi di comprarlo, e da li è iniziato tutto”. Una delle tue prime discoteche a Latina “Il 7

Rino Raffaella Fico e Mattia Polverino
Rino Raffaella Fico e Mattia Polverino

Sky” erano gli anni 80. Da ieri ad oggi cos’è cambiato? “È cambiato il modo di divertirsi. Prima si andava a ballare intorno alle 21.30, e i locali, a quell’ora, già erano strapieni di gente. Oggi invece alle 21.30 non arriva nemmeno il personale. Il culto del tavolo prima non esisteva, chi prima arrivava si accaparrava un punto d’appoggio e poi se voleva, poteva consumare altrimenti non ero obbligatorio. L’ingresso si pagava ovunque e non c’erano tutti questi PR, come non c’erano 4 Dj in consolle o la figura del vocalist. Si veniva in discoteca per ballare. A fine serata poteva scapparci al massimo una scazzottata, poi una volta chiarito l’equivoco si andava a bere tutti insieme, oggi devi stare attento che magari rischi qualche coltellata. Purtroppo i giovani non si sanno più divertire, hanno troppo. Prendiamo una festa privata. Ai tempi dell’Italian Graffiti un compleanno di 30 persone diventata di 300 perché tutti venivano fuori a chiederti di entrare per passare una serata e alla fine per gentile concessione del festeggiato entravano. Oggi manco più gli invitati vengono, perché non è più divertente, è diventato tutto normale e non c’è più lo stimolo del divertimento, solo quello dell’apparenza. È difficile per i gestori dei locali inventarsi cose nuove per attirare i ragazzi.” Il divertimento passa prima per lo sballo e poi per il ballo ? “Seguiamo delle mode banali. Quest’omologazione comandata è terrificante e purtroppo si sta esagerando con alcool e droga, perché non si sa più cos’è il vero divertimento. È inutile che ci nascondiamo dicendo che si beve per togliere i freni inibitori, perché per quelli basta un cocktail o due al massimo non di più, non è necessario diventare ciucchi. Nei locali ormai si arriva sempre più tardi perché nessuno vuole essere “il primo” è da sfigati. Per essere apprezzato devi avere il tavolo e farti arrivare come minimo una o due bottiglie di Belvedere altrimenti non sei nessuno. Ma il vero divertimento non è questo. Viviamo in una società, dove l’apparire conta più dell’essere, dove se non hai il vestito firmato, non conti nulla. Qui come in altre città vige lo snobismo. Mentre secondo me ognuno deve vestirsi come si sente anche perché ormai non c’è più la vera SELEZIONE all’ingresso. Come fai a dire a un ragazzo che magari ha un abbigliamento diverso: No, tu non entri. O a uno straniero: Tu resti fuori. Diventerebbe mera discriminazione.” Come si potrebbe fare per evitare le stragi dovute all’alcool e all’alta velocità? “Noi stiamo facendo una cosa che spero porti dei benefici. Ci siamo informati su tutti gli orari dei treni che arrivano dalla zona Sud quindi: Formia, Terracina, Fondi fino a Latina e anche dall’altra parte: Cisterna, Campoleone, Pomezia e dalle 22.30 alla stazione di Latina scalo ci sarà una nostra navetta, da 35 posti, che accompagnerà i ragazzi andata e ritorno fino all’ultimo treno delle 6 di mattina. Meglio andare a casa con un’ora di ritardo, piuttosto che mettersi in macchina ubriachi e, correre come dannati. Ora toccherà ai PR promuovere questa iniziativa. Un’altra cosa potrebbe essere quella di organizzare un tam tam a livello Nazionale, in tutte le discoteche, dove anche i dj radiofonici iniziano a dire che le serate partono dalle 22, ma comunque il via deve essere dato da qualcuno che conta nel mondo della notte e tutti i locali devono aderire. Bisogna rispettare le regole. È vietato vendere l’alcool dopo le 2 e le bancarelle dei panini fuori invece fanno come vogliono. Così non va. Poi molti cosa fanno? Se lo portano da casa e bevono nel parcheggio, in macchina, perché qui la consumazione costa molto di più. E quando succede una rissa fuori, il locale ci va di mezzo e si esce sui giornali con titoli spaventosi che fanno perdere di credibilità. Da I cugini di campagna a Marco Bocci come cambiano i gusti? È difficile capire i gusti. Oggi bisogna chiamare chi fa rumore perché magari un artista emergente può riscuotere più successo di quello che magari è una star da sempre. Prima gli ospiti erano i cantanti perché c’era la moda che andavano nei locali e facevano le serate come J-Ax, Gli Articolo31, i Gemelli Diversi o i Lunapop. Ma oggi quasi nessun cantante viene a fare una serata, a meno ché non stia sul finire della carriera. Oppure devi ricercare cose tipo gli spettacoli di Hip Hop, ma è un genere molto particolare. Bisogna prendere il cavallo vincente che tira, avere un po’ l’occhio lungo. Io sinceramente preferivo molto più le band e la musica degli anni’90 che ti facevano proprio spettacolo, rispetto agli ospiti di questa nuova generazione. Ti spaventa la concorrenza oggi? No perché la concorrenza stimola. Meno locali ci sono, meno si lavora perché gira meno gente, più ci sono locali e più ti devi ingegnare per creare un prodotto migliore degli altri. 7sky, Italian Graffiti, 24th, club 42, quale ti è rimasto più nel cuore? Senza dubbio l’Italian Graffiti è il locale che mi ha dato più di tutti. Infatti, l’ho ripreso dopo 15 anni e l’ho fatto diventare Club 42. Sogno nel cassetto? Aprire un locale in una villa con ristorante, per un pubblico che vuole divertirsi in maniera diversa. L’età avanza, anche se lavorare a contatto con i giovani, ti fa sentire molti meno anni di quelli che realmente hai. Stai lasciando l’eredità ai tuoi figli, cos’hanno portato di nuovo e cosa invece assolutamente non ti piace? I giovani portano giovani, tra personale e PR, e l’occhio di chi vive in questa generazione. Non mi piace assolutamente l’idea dei tavoli. Non mi piace questa distinzione sottile tra ricchi e poveri, tutti devono avere il diritto di potersi sedere e appoggiare le cose. Sono dell’idea di creare uno spazio dove ci sono i “tavoli importanti” e poi dei divani dove ci si può sedere liberamente. Così ognuno ha le stesse possibilità e chi invece vuole avere una postazione più esclusiva paga di più. Mi piacerebbe tornare un po’ alla semplicità degli anni 90-2000 che secondo me sono stati i migliori. Vorrei una discoteca semplice, per Tutti.


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