Le Torce di Sonnino: una festa vissuta tra storia e religione

Le Torce di Sonnino: una festa vissuta tra storia e religione
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Una suggestiva cornice montana circonda l’antica “Sumninum”, un vero e proprio groviglio di case addossate le une alle altre sulla sommità di colle Sant’Angelo. Siamo a Sonnino, a 430 metri s.l.m., un paese che si raggiunge grazie ad un piccola strada stretta tra boschi e colline. Stradine anguste, viottoli acciottolati, scale, archi e vicoli ripidi per un ambiente chiaramente medievale, rifugio di briganti fino all’Ottocento. Oggi Sonnino è un paese di poco più di 7000 abitanti, fiero delle sue tradizioni. Una tra le più importanti e sicuramente la più conosciuta è legata ai festeggiamenti per la Processione delle Torce che ha luogo ogni anno in occasione della vigilia dell’Ascensione. Così, il sabato che precede la domenica consacrata all’Ascensione, la processione lascia il paese nel primo pomeriggio per concludersi alle prime luci dell’alba del giorno seguente. Un

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Il Sentiero

lasso di tempo in cui percorrerà tutti i confini territoriali del comune pontino. Quest’anno la festa si celebra il 1 giugno. E’ una manifestazione molto sentita e già da qualche tempo richiama partecipanti e spettatori dai paesi vicini. Per i sonninesi non è una festa né tanto meno una sagra, ma una vera e propria manifestazione di popolo che nell’immaginario collettivo risale alla notte dei tempi. Il rituale ha inizio ufficialmente alla vigilia della festa cristiana, con una speciale messa mattutina nella chiesa di Sant’Angelo che nell’offertorio, oltre a formaggi, ciliegie e pane porta sull’altare anche una piccola torcia di cera vergine. La processione vera e propria inizia dopo il vespro. L’atmosfera è frizzante e tutti guardano con ammirazione le figure chiave della giornata, i cosiddetti caporali e i fucilieri. Poi si sparano i primi colpi di fucile, l’emozione cresce, la gente si raduna a porta San Giovanni: finalmente inizia la processione. Il sacerdote accompagna i pellegrini fino alla periferia del paese e il corteo, guidato dai quattro caporali, si ferma più volte lungo il percorso per racchiudersi in preghiera. A La Cona, i pellegrini si dividono in due gruppi. Il primo si avvia verso i confini montani del comune, toccando monte San Biagio, Amaseno e Roccasecca, l’altro scende verso la pianura in direzione di Terracina, Pontinia e Priverno. Ad una stima approssimativa si tratta di un percorso di circa trenta chilometri. La schiera di torciaroli che percorre i confini montani si inoltra nel bosco di Tavanese ed effettua la prima sosta alle pendici del Monte delle Fate, proseguendo poi fino alle Serre dove si ferma aspettando il sopraggiungere della notte. Il valico sarà attraversato al chiarore di luna, creando con le torce accese uno spettacolare effetto di luci visibile dal paese. Proseguendo lungo il cammino, prima di ricongiungersi con l’altra schiera di pellegrini, un’ultima lunga sosta è l’occasione per la divisione delle torce che vengono tagliate in tanti piccoli candelotti da consegnare ai partecipanti. La “devozione” così come è definita dai sonninesi sarà accesa nel corso dell’anno durante i temporali. L’altra schiera di fedeli, quella che percorre la cosiddetta “via di sotto” segue i confini con il territorio di Monte San Biagio attraversando diversi centri abitati. Le torce sono sezionate durante la prima lunga sosta in maniera tale da poter distribuire subito i candelotti. Non è direttamente il paese di Sonnino a poter beneficiare della vista in questo caso, ma anche qui è molto

ilpercorso
Il Percorso

importante apparire di notte con le fiaccole accese, che si mostrano all’intera valle pontina. Le due schiere di fedeli si ricongiungeranno la mattina seguente in contrada S. Maria La Sassa, per risalire insieme verso il paese. E’ la chiusura del cerchio: i caporali si abbracciano e la processione riprende compatta verso Sonnino. L’ingresso nel paese avviene in un clima di concitazione generale, scandito da canti e litanie oltre che dagli spari dei fucilieri che hanno accompagnato la processione lungo il percorso. Dopo aver attraversato tutto il centro storico, i pellegrini raggiungono la chiesa di S. Angelo per assistere alla celebrazione della funzione liturgica. L’intera comunità si ritrova poi per partecipare alle celebrazioni del giorno dell’Ascensione. Il simbolo della festa è rappresentato da quattro grandi torce di cera, lunghe circa 150 cm e con un diametro di circa 15 cm, che sono solennemente portate in processione. Saranno loro le vere protagoniste del rituale.


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