La Selfie Syndrome
a cura della Dr. ssa Alessia Micoli, Psicologa – Criminologa
Il mondo della tecnologia sta creando molti problemi con conseguenti risvolti psicologici. Una tendenza sempre più diffusa è quella di farsi un autoscatto in vari posti, palestra, scuola, casa, parchi e di condividere la propria immagine nel web. La “selfie mania” è molto evidente osservando la fascia adolescenziale, periodo nel quale i minorenni si trovano alla costante e faticosa ricerca di sé, di incrementare la propria autostima, in cui è importante l’approvazione dal mondo esterno. Il “selfie” non è altro che la versione 2.0 del vecchio autoscatto, che diventa anomala quando si supera la norma, cioè quando gli
autoscatti superano i tre scatti al giorno. La genesi del “selfie” è strettamente legata al diffondersi, nei primi anni duemila, della fotografia digitale e dei social network. È nel 2010 che la Apple Computer immette sul mercato il cellulare “Iphone 4”, il primo smartphone dotato di fotocamera frontale. Il bisogno disperato di dover fare un selfie può diventare patologico, ovvero può divenire una vera e propria sindrome-dipendenza, cioè un nuovo disturbo psicologico, con tutte le conseguenze psicologiche e sociali. Attraverso l’autoscatto si cela il desiderio di aumentare la propria autostima, il bisogno di attenzione, la necessità di poter migliorare il proprio umore, la creazione di nuovi ricordi, l’ambizione a riuscire ad uniformarsi con i gruppi di appartenenza e la partecipazione a competizioni di natura social. Questa sindrome ovvero la sindrome da selfie, definita tale dall’A. P. A. (associazione psichiatrica americana)
Buon pomeriggio trovo l’articolo molto interessante in quanto in questi anni si da molto apparenza all’aspetto fisico e non al carattere o alla propria personalità.