Il pomodoro Torpedino protagonista a Roma della pasta all’amatriciana, il piatto più amato dagli stranieri in Italia dopo la pizza
L’Amatriciana? Né con l’aglio, né con la cipolla, ma solo guanciale, vino bianco per sfumare e un ottimo pomodoro… meglio se Torpedino. Parola di chef, anzi no, Cuoco! Così ama definirsi Antonello Colonna, ospite nei giorni scorsi dell’Azienda Romana Mercati per dibattere a Roma, presso il Tempio di Adriano, con ospiti del calibro di Luca Barbareschi, Alberto di Majo, Filippo Patroni Griffi, Stefano Dominella e Carlo Abate, sull’opportunità di aggiungere o meno la cipolla nella ricetta del più famoso piatto italiano conosciuto e apprezzato dagli stranieri dopo la pizza. Occasione dell’evento le escursioni letterarie tra amatriciana, guanciali, cipolle e Torpedino per la presentazione del nuovo romanzo di Alfonso Celotto “Il pomodoro va rispettato”. Protagonista il burocrate Ciro Amendola, che nella copertina l’autore identifica con il ritratto fatto dal pittore Felice Casorati al compositore Alfredo Casella nella nobile e ferma moralità dello stile. Dunque,quasi un richiamo all’essenzialità del gusto, quello di Colonna, pronunciato in maniera ferma, decisa, con la fierezza propria solo di chi è cresciuto tra i banconi dei ristoranti facendo orgogliosamente sua la tradizione familiare, poi scardinata e ricomposta, della cucina romanesca. Un’ eleganza nella forma e al palato che gli ospiti della kermesse hanno potuto ritrovare nella degustazione della rinomata pasta proposta al termine della serata. Ad intrigare e a stupire l’avvolgente sapore e il profumo del pomodoro San Marzano di una volta che il Torpedino, la cultivar coltivata in esclusiva dalla Mafalda nella Piana di Fondi, ha ripreso e fatto sua in un perfetto equilibrio tra dolcezza e intensità.