“I ricordi di un pioniere”: La storia dei coloni del Settentrione in Agro pontino e del riscatto del loro podere
“La storia di ognuno di noi fa parte della storia di un popolo, di una nazione, del mondo”. Così scrive Antonio Caselli nel suo libro “I ricordi di un pioniere. Il riscatto di un popolo e del suo podere” presentato domenica pomeriggio al centro anziani di Borgo Podgora. Oltre all’autore erano presenti lo scrittore Antonio Pennacchi, Ada Dalla Piazza e il giornalista Mauro Nasi che hanno coadiuvato Caselli nella realizzazione del libro, il presidente del centro anziani Vittorio Nardin, Nicole Caselli che ha interpretato alcuni estratti dall’opera, il parroco Don Enrico Scaccia ed un folto pubblico in sala. La presentazione del libro di Antonio Caselli, 88 anni appena compiuti, si inserisce nell’ambito delle iniziative socio-culturali dell’attivo centro anziani “Don Giovanni Lerose” di Borgo Podgora. Il volume, oltre ai ricordi personali e della comunità che dal 1935 ospita la famiglia Caselli, sfata il falso mito del podere regalato da Mussolini. “Certamente – ha detto l’autore – ci è stata data
un’opportunità di cambiamento, che a molti di noi è suonato come un inganno. Ma questa opportunità ce la siamo sudata e riscattata mille volte non solo col duro lavoro e una vita piena di stenti, ma anche attraverso il denaro con il quale abbiamo riscattato fino all’ultima lira il podere e tutto il resto”. “Nel mio piccolo ho partecipato alla lunga storia della famiglia Caselli – ha proseguito – ma anche a quella di una terra che prima non c’era. Con la fatica e il sacrificio dei nostri genitori prima e di noi ancora bambini, dal fango l’abbiamo fatta nascere e diventare fertile e fiorente, vanto ed orgoglio nazionale. Poi abbiamo sofferto duramente, impotenti, nel vederla distruggere da una guerra maledetta e, infine, fatta rinascere ancora una volta da chi, come me, è stato fatalmente risparmiato. Raccogliere in questo libro la mia storia di pioniere, quando oramai sono pochi quelli in vita, credo possa essere ancora una volta un personale contributo affinché il capitolo o paragrafo della storia della bonifica pontina, raccontata con sincerità e verità da chi l’ha vissuta sulla propria pelle, possa essere trasmessa a lungo anche negli anni dopo noi”.