Gestire un attacco di panico
a cura della dr.ssa Alessia Micoli, psicologa
Gli attacchi di panico, conosciuti anche come attacchi d’ansia acuta, sono un processo molto complesso che riproducono degli episodi improvvisi e intensi di paura e grande disagio che si manifestano in modo veloce, e raggiungono il picco entro pochi minuti. I motivi degli attacchi di panico possono essere articolati e multifattoriali, e possono arrivare a coinvolgere una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali. I sintomi degli attacchi di panico, indicati nel DSM-V sono i seguenti: le palpitazioni; il battito cardiaco accelerato (tachicardia) ; la sudorazione; il tremore o agitazione; la sensazioni di mancanza di respiro o soffocamento; il dolore o fastidio al petto; la nausea o sofferenza addominale; la sensazione di vertigini, instabilità, stordimento o svenimento; i brividi o le sensazione di calore; le parestesie, ovvero sensazioni di intorpidimento o formicolio, la derealizzazione (sentimenti di irrealtà) o spersonalizzazione, la paura di perdere il controllo o di “impazzire”, paura di morire. Per gestire un attacco di panico il primo passo è riconoscerlo, poiché molte persone lo confondono con un attacco di cuore; riconoscerlo significa avere la contezza che con un attacco di panico non si muore e che non durerà e che passerà, in modo tale che si possa riuscire a concentrarsi su sé stessi e fare un buon lavoro. Molti soggetti per calmarlo assumono un ansiolitico, delle benzodiazepine, ma invece è fondamentale prendere di petto la situazione ed affrontare il problema a livello psicologico. Vero è che molte persone chiedono un aiuto circa la gestione dell’attacco di panico, ovvero di questo stato di ansia che subentra quando meno se lo aspetta. La mitologia ci insegna che il mito da cui è stato generato il termine fa riferimento al dio Pan. L’inno omerico a Pan (n. XIX), racconta come da Ermete Cillenio e da una ninfa figlia di Driope nascesse, in Arcadia, lo strano bimbo munito di corna, di barba e di piedi caprini, che il padre si affrettò a portare sull’Olimpo. Dio delle montagne e della vita agreste, fu il protettore dei boschi e delle fresche sorgenti e divenne patrono di quel riposo al quale pastori ed armenti con piacere si abbandonano. Come demone meridiano, si dice che lui che fosse capace di riuscire ad infondere visioni e paure impreviste, a cui fu dato appunto il nome di “timor panico”. Si credeva poi anche che il dio, capace di stimolare negli uomini e nelle bestie uno stato così catastrofico, che potesse al contrario dare agli uomini degli eccellenti suggerimenti tramite i sogni. Spesso gli psicologi usano la tecnica dello scrivere degli appunti su un proprio diario, in modo tale da poter riflettere su quanto successo ed elaborare una strategia per farne fronte; ciò aiuta a riconoscere le emozioni, sia positive che negative.