Dall’Italsider all’Ilva fino alle polemiche sugli inceneritori: il convegno.
L’Ilva di Taranto, la sua storia, i suoi effetti, l’industria di Latina, i parallelismi. Sono questi i temi che l’Associazione Campana di Latina affronterà venerdì 30 ottobre alle 18.20 presso la sala convegni del ristorante Il Ritrovo di Borgo Carso a Latina. Relatori saranno il presidente dell’Associazione dott. Giovanni Baiano, che farà gli onori di casa, e il notaio Ernesto Narciso. “Un tema di scottante attualità, che conosco per averlo vissuto in prima persona quando da giovane funzionario della SVIMEZ passai all’Italsider col compito di seguire i colossali investimenti nel settore siderurgico, in particolare a Taranto e Bagnoli – racconta il notaio Narciso-. Da qui vorrei affrontare determinati argomenti: la magistratura oggi ha messo sotto inchiesta l’Ilva di Taranto perché sospettata di creare le principali affezioni cancerose nell’area tarantina. È lo stesso problema che si pone per un altro argomento: e cioè questi sospetti sono la principale causa di opposizione alla realizzazione degli inceneritori con conseguente accumulo dell’immondizia nelle principali città italiane, senza tener conto dei guai sanitari conseguenti, Latina inclusa”. Quindi saranno snocciolati i ricordi di Narciso che ha vissuto le prime fasi della creazione di quel mostro d’acciaio che è oggi l’Ilva all’interno della storia dell’industria italiana e dell’Italia, paragonando le difficoltà, i sospetti, le problematiche, le criticità che oggi accompagnano la creazione di un inceneritore anche in terra pontina per ovviare alla situazione d’emergenza che vive il territorio nel comparto ambientale. L’ILVA di Taranto, l’impianto che si trova parzialmente sottosequestro per ordine della magistratura, è la più grande acciaieria d’Europa. Fondato nel 1961, è un impianto siderurgico a ciclo integrale, dove cioè avvengono tutti i passaggi che dal minerale di ferro portano all’acciaio, tramite i quattro altoforni sui cinque totali. L’ILVA di Taranto oggi appartiene al Gruppo Riva, controllato dall’omonima famiglia, oggi decimo produttore mondiale di acciaio, che acquistarono dallo Stato l’impianto di Taranto nel 1995, quando in quegli anni lo Stato (s)vendette tutta l’industria pubblica dell’acciaio, che dagli anni Ottanta versava in grave crisi. Alle cronache nazionali l’ILVA è arrivata con eccellenti arresti e per i disastri ambientali creati in seguito alla produzione dell’acciaio, tant’è che da anni comitati cittadini e ambientalisti hanno intrapreso una dura protesta nei confronti dell’industria, accusata di inquinare l’aria, il mare e provocare malattie. Ma la polemica è feroce perché in questo quadro s’inseriscono i lavoratori e i sindacati difendono l’impianto e l’azienda. Oggi l’argomento resta di scottante attualità, osservando il momento di alta criticità che vive Latina e il suo territorio in tema di emergenza rifiuti, con le polemiche nate per le società che gestiscono la raccolta e lo smaltimento. Una soluzione? L’esportazione dei rifiuti con conseguente aggravio di costi.