Borgo Montello e Borgo Bainsizza:terra stuprata da vecchi problemi, che auspica nuove soluzioni
Tranquillità, case tra il verde e il marrone della campagna, e una grande chiesa al centro: Borgo Bainsizza è come un viaggio nel tempo, uno di quei borghi che fa venire alla mente le foto di nonni pionieri, di contadini impegnati a coltivare i poderi tanto sudati. Ma alle foto della memoria ci sono quelle del presente: gabbiani su mucchi di rifiuti, enormi ruspe che spostano quintali d’immondizia, fusti tossici dissotterrati. A pochi passi dalla zona, in un’altra suggestiva zona rurale, si consuma uno stupro alla terra e alla vita dei cittadini: Borgo Montello agli occhi degli italiani è così, una massa d’immondizia velenosa e di cittadini avvelenati.
L’incontro tra i Comitati riuniti borghi nord di Latina, con cittadini, agricoltori e istituzioni che si è svolto nella sala parrocchiale di Borgo Bainsizza per discutere su temi come la salvaguardia della salute e dell’ambiente, si è focalizzato sulla discarica di Borgo Montello, una vera e propria emergenza sociale. Un problema di cui si discute ininterrottamente da decenni e che ha visto l’apice in momenti come l’uccisione del parroco don Cesare Boschin (1995), la confessione del pentito Schiavone che ha parlato di fusti tossici sotterrati (2013), il recente e dissacrante articolo pubblicato dal quotidiano “Il Fatto”…Un problema a cui i Comitati riuniti borghi nord di Latina stanno lavorando da decenni per trovare una soluzione tra il silenzio e l’indifferenza di molti politici locali (ma anche regionali e nazionali) e quella di molti cittadini che non si sentono realmente toccati dalla questione. Ma l’aria che si respira, l’acqua contaminata, il cibo che mangiamo nel territorio pontino non è soltanto degli abitanti di Borgo Montello. La riunione indetta dal Comitato inizia con una videoproiezione della morte di Don Cesare Boschin, il parroco del Borgo ucciso incaprettato, con mani e piedi legati e con la bocca coperta da un nastro isolante. Un personaggio scomodo per il traffico di rifiuti del borgo, perché aveva capito la doppia identità della discarica: di giorno una normale zona di convoglio dell’immondizia, di notte un’area dove, tir provenienti da tutta Europa gettavano fusti tossici, abilmente sotterrati. Una morte avvolta ancora nel mistero. Ad oggi la discarica vanta di 341mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi sotterrati, più di 160mila rifiuti speciali e più di 300mila tonnellate di rifiuti solidi urbani: quasi un milione di veleni. E la morte di Don Boschin resta avvolta nel mistero come le analisi effettuate in passato dall’Arpa Lazio, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, che secondo alcune indagini per anni non ha reso pubblici i dati relativi allo stato di salute delle falde acquifere e del terreno. Oggi sappiamo che nel 2010 i valori di arsenico arrivavano fino a 382 microgrammi litro, contro i 10 del limite di legge. Durante il dibattito esponenti del Comitato, cittadini, politici (presenti soltanto il consigliere del Pd Nicoletta Zuliani e l’assessore al Turismo Gianluca Di Cocco) e commercianti hanno cercato soluzioni al problema discarica: cosa fare per attirare l’attenzione della politica nazionale dopo i ripetuti (e rifiutati) inviti a partecipare ai dibattiti? Come coinvolgere cittadini e istituzioni? Tante le soluzioni avanzate: da quelle “forti” (manifestazioni, occupazioni di strade e sedi comunali) proposte dal cittadino e giornalista Paolo Iannuccelli e dal Presidente di Circoscrizione Luigi Cardin a quelle più “soft” come l’idea di Renato Campoli, Presidente Provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori, che ha sottolineato l’esigenza di entrare nelle scuole per raccontare ai bambini quello che accade intorno a loro ed educare alla legalità. E di educazione alla legalità ha parlato anche il consigliere comunale/insegnante Zuliani che pubblicamente ha dichiarato di mettersi a disposizione per far incontrare i suoi allievi con i cittadini di Borgo Montello. La Zuliani però ricorda i limiti della scuola perché l’educazione parte dalla famiglia che deve imparare a dire di “no”, a non assecondare il bambino in tutto sin dai primi anni di vita. Perché, sostiene il consigliere, “la legalità non s’impone: bisogna esserne esposti, come l’aria che si respira. La legalità dovrebbe essere la norma.” Una studentessa del Liceo Artistico di Latina, 19 anni appena, è intervenuta appoggiando la necessità di un incontro con i giovani che devono vedere quello che accade intorno a loro: perché non allestire una mostra fotografica sulla discarica? Cosa c’è di meglio che guardare con i propri occhi lo scempio che ci circonda? Al “dateci le possibilità per farlo” più volte ripetuto dalla ragazza, il Comitato ha risposto con il “prendetevi la possibilità per farlo, perché questa società non vi regalerà niente e allora dovrete lottare, combattere”. Un altro giovane di 20 anni, aspirante scrittore, dopo aver passeggiato a Borgo Montello, ha scritto e letto la sua poetica rabbia verso i cumuli di immondizia e l’impotenza degli abitanti. Già, perché gli abitanti seguono senza poter fare niente le conseguenze di decenni di rifiuti tossici sotterrati: morti per tumori in crescente aumento, aria irrespirabile, beni immobili e terreni che nessuno vuole acquistare, acqua contaminata. Drammatica la testificanza di un’imprenditrice del Borgo, titolare dell’azienda Giorgi: la sua storia inizia con una fiorente produzione vinicola, costretta a chiudere perché i fumi della discarica rendevano l’uva di un sapore sgradevole, ma soprattutto perché la Asl ha negato l’idoneità alla produzione a causa dell’acqua inquinata. Un’acqua che, secondo gli esperti, non era buona nemmeno per lavare i panni. L’emergenza discarica è dunque un dramma non solo famigliare e personale, quello di gente ammalata e di un’azienda costretta ad arrancare per sopravvivere, ma una questione potenzialmente dannosa per l’economia pontina. Il Comitato è fermo nel suo slogan: “Chiusura discarica, cantine aperte”: interveniamo per non raggiungere i livelli della Campania, dove la scoperta di mozzarelle contaminate ha portato al crollo dei consumi. E proprio per ricordare la vocazione enogastronomica della provincia di Latina, nella sala adiacente all’assemblea si è svolta una degustazione delle specialità della nostra terra. Di fronte a uno scenario simile come intervenire, cosa fare? Dopo oltre tre ore di discussione il Comitato, insieme ai presenti, ha deciso di adoperarsi sia con le buone che con le cattive misure: andare nelle scuole per rendere coscienti i giovani dei problemi che li circondano e andare a “fare gli auguri” alla Regione Lazio (che anche questa volta era assente alla riunione), alla Provincia e al Comune. Tutti in Regione quindi, con un documento da sottoporre ai funzionari, ma anche nelle istituzioni di Latina con la pretesa di essere ascoltati. L’appuntamento, aperto a tutti, è dopo l’Epifania, momento in cui si chiederà un incontro con il Ministro dell’Ambiente. La lotta alla mafia continuerà a Latina anche nel mese di marzo perché il 22 il capoluogo sarà la sede nazionale della XIX Giornata della Memoria e dell’Impegno, la manifestazione contro le mafie che ha scelto Latina per sottolineare l’urgenza d’interventi in una zona che sempre più subisce l’ingerenza di organizzazioni criminali, dalla politica alle attività commerciali.