Amore malato: Il Feticismo.
La parafilia feticistica prevede l’utilizzo di oggetti per l’appunto il “feticcio” per arrivare a trarre piacere sessuale. Tra gli oggetti più comuni vi sono slip, reggiseni, calze, scarpe e vari accessori femminili. Il soggetto con feticismo usa masturbarsi tenendo in mano l’oggetto desiderato, può altresì chiedere al partner di indossare l’oggetto feticistico. Il feticista prova attrazione sessuale per qualcosa che va oltre i canoni della sessualità tradizionale che presuppone i genitali quali oggetti libidici primari. Il feticismo è largamente prevalente negli uomini rispetto alle donne. Questo tipo di parafilia esordisce nell’adolescenza, anche se molto probabilmente il feticcio ha assunto già un significato nel periodo della fanciullezza. Una volta instaurato il feticismo tende alla cronicità. Il feticismo può essere classificato in tre livelli in base al grado d’intensità del suo manifestarsi:
- Primo livello: è presente una leggera preferenza per certi tipi di partner, stimoli o attività sessuali. In questo caso non ci si trova dinanzi ad una forma di feticismo.
- Secondo livello: Le preferenze sopra descritte sono più forti ci troviamo di fronte ad una bassa intensità di feticismo.
- Terzo livello: diventano necessari degli stimoli speciali per consentire l’eccitazione e la prestazione sessuale ci troviamo dinanzi ad una moderata forma di feticismo.
- Quarto livello: gli stimoli specifici sopra descritti prendono il posto dell’amante ci troviamo dinnanzi ad un alto livello di feticismo
Le pratiche feticistiche possono essere raggruppabili in base al canale sensoriale coinvolto, il canale più diffuso è quello visivo ad esempio l’osservare un piede o una scarpa causa forma di eccitamento. L’olfatto ed il gusto diventano canali principali di eccitazione soprattutto nel caso dell’urofilia e della coprofilia. Il canale tattile ha un ruolo principale in alcune forme di feticismo come quello che porta a indossare abiti in latex o PVC (seconda pelle). Come per altre parafilie l’approccio terapeutico tende ad essere comportamentale, per cui si pone l’accento sulla riduzione del comportamento deviante rinforzando i comportamenti normali.
di Arianna Recco – psicologa-psicoterapeuta Cons. sessuologo
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