Torna Giallolatino 9^ edizione
La nona edizione di Giallolatino, festival del giallo e del noir, giunto alla nona edizione, si apre con la presentazione del romanzo ‘Snoopy Polka’ dell’autrice fiumana Laura Marchig, appartenente alla minoranza italiana in Croazia, presso il Museo della Terra Pontina a Latina alle 18 di sabato 11 aprile. Giallolatino in questa edizione strizzerà l’occhio al ‘nero mediterraneo’ abbracciando gli autori di quei Paesi che s’affacciano sul Mediterraneo e che hanno in Izzo, Markaris, Carlotto, Camilleri e Montalbàn (per non citarli tutti) i loro maggiori esponenti, ponendosi come centro catalizzatore di un festival che non ha uguali non solo in Italia ma in tutta l’area mediterranea. Questo ambizioso obiettivo, benedetto anche dalla casa editrice Mondadori che ha confermato per il terzo anno consecutivo l’abbinamento tra Giallolatino e il concorso Giallo Mondadori e Segretissimo, parte proprio sabato 11 aprile ospitando un’autrice dell’area balcanica. “Vedremo se le istituzioni pubbliche sapranno cogliere l’importanza di questo progetto culturale –ha sottolineato il direttore del festival Gian Luca Campagna- oggi finalmente potremmo gridare di avere un Lido degno di questo nome: se c’è la sensibilità della parte pubblica di credere veramente di essere un centro propulsore di un evento del genere allora sì che il nome di Latina e della sua Marina può essere amplificato in tutto il Mediterraneo in nome del più elementare progetto di marketing culturale e letterario”. Ma veniamo al primo appuntamento di Giallolatino, che cambia anche formula, perché sarà un evento diffuso, sia nel calendario che nella forma delle presentazioni durante il festival vero e proprio che si svolgerà a settembre dal 25 al 27. ‘SNOOPY POLKA’ viene definito un noir balcanico e verrà presentato da Manuela Francesconi, direttrice del Museo, da Cesare Bruni, consigliere comunale, Diego Zandel, scrittore e direttore collana Oltre edizioni che ha edito il romanzo, l’autrice e il giornalista Gian Luca Campagna, nelle vesti di moderatore. Il romanzo segna l’esordio nella narrativa di Laura Marchig, conosciuta essenzialmente come poetessa, appartenente alla minoranza italiana in Croazia, ma anche per essere stata per dieci anni direttrice del Dramma Italiano, lo stabile teatrale sempre della minoranza italiana, con all’attivo tanti successi, tra i quali, nel 2013, il più importante premio teatrale croato (Nagrada hrvatskog glumišta) con Kafka project di Karinna Holla. Scoppiettante fin dal primo capitolo quando una donna – stanca della retorica e dell’ipocrisia nazionalista che aveva attraversato il suo Paese balcanico, mai nominato, e che aveva portato al sacrificio tanti giovani mentre altri s’ingrassavano dietro il traffico delle armi e spolpando il popolo – imbraccia un kalashnikov e comincia lei a sparare. Ma sono spari metafisici, surreali, perché i proiettili hanno la consistenza del furore della donna che non ne può più, per colpire sagome astratte che però spargono sangue, tanto sangue, che colora il cielo di rosso e investe gli abitanti di quel Paese di pesanti gocce rosse ciascuna delle quali rappresenta i migliaia e migliaia di morti che la guerra interetnica nella ex Jugoslavia ha tragicamente procurato. “La pioggia di sangue iniziò subito dopo. Goccia a goccia piombava sulle cose, sulle persone, sulla polvere dei vetri infranti del bar, con dei toc pastosi, dei suoni gravi come una minaccia che l’acqua nella sua fluidità non avrebbe mai provocato. Nessuno ebbe il tempo o la voglia di correre dentro al bar per vedere quello che era successo, tutti si misero a guardare verso il cielo, parandosi il volto con le mani. La pioggia di sangue cominciò a scrosciare sempre più fitta, più fitta, divenne un nubifragio che non cessava e non dava tregua. La meraviglia si trasformò in panico e la gente si mise a correre per cercare di ripararsi da quello strano fenomeno.” Da qui, da questa gente in fuga, prende avvio il romanzo in uno snocciolarsi di vite e intrecci, ritratti e situazioni le più varie e politicamente scorrette – e che forse disturberanno qualcuno – la cui cifra narrativa dominante, che rende tutto il romanzo divertente, non di rado irridente, è l’ironia con tratti molto pertinenti di sarcasmo. Un mondo di gente frustrata, ipocrita, violenta, omologata alle idee più trite di un patriottismo nutrito di odio per l’altro, di razzismo, di omofobia, di rinnegamenti, mentre pare di sentire in sottofondo la musica balcanica di quella che è chiamata Snoopy Polka. Le sue note, per volontà di un bambino, s’innalzano nel primo capitolo, accompagnando idealmente la storia, anzi le storie, senza trascurare quelle con la S maiuscola, dalla ex Jugoslavia alla Croazia di oggi, che Laura Marchig ci racconta. “Papà suona! Supplica con quella sua vocina di acquoso cristallo e papà non può non accontentarlo, è troppo grande la gioia che promette di disperdere quel suo corpicino pronto a scatenarsi come un pesciolino nella rete. La madre annuisce, la nonna solleva le braccia e si mette a battere ritmicamente le mani e a scandire ‘Snoopy polka, Snoopy polka’ con un tono che è quello di chi incita un pugile che sta per salire sul ring.” La costruzione del libro, i cui personaggi si rincorrono a capitoli alternati, rivela, anche attraverso i dialoghi, una grande sapienza narrativa, figlia di tante letture; abile nel tendere il filo della trama, questa si snoda attraverso dettagli minimi che hanno la sapienza del ragno nel costruire la sua tela in cui ad essere avviluppato sarà naturalmente il lettore. Il risultato è un romanzo tanto composito, quanto compatto, che ritrova nell’ultimo capitolo la sua unità, il suo magistrale punto di sutura.