Il Consiglio Comunale cerca una strada per chiudere il centro Al Karama

Il Consiglio Comunale cerca una strada per chiudere il centro Al Karama
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Consiglio Comunale straordinario oggi a Latina e, per la prima volta in ottantadue anni, fuori dalle mura del comune. La giunta comunale al completo (o quasi) si è riunita, oggi pomeriggio intorno alle 18.30 nella sede del centro sociale anziani di Borgo Bainsizza, unico punto all’ordine del giorno: la definizione del problema Al Karama, il centro di accoglienza rom che da anni è al centro di polemiche per le gravi criticità legate alla dignità delle persone che vi abitano ma soprattutto per l’emergenza sicurezza che denunciano i residenti dei borghi vicini al centro. Molti i cittadini che hanno partecipato ai lavori consiliari, iniziati dopo che i rappresentanti delle varie forze politiche hanno visitato l’interno della struttura di via Monfalcone, proprio a ridosso della discarica. Sopralluogo che ha confermato (se mai ce ne fosse stato bisogno) tutte le problematiche riguardanti l’igiene, la sicurezza e le necessità dei tanti bambini che vi vivono. Con l’incontro straordinario di questo pomeriggio, si è voluto dare maggior forza alla mozione approvata già all’unanimità, in consiglio comunale tre mesi fa (precisamente il 15 Aprile), in cui le forze politiche stilavano un piano di lavoro per chiedere il coinvolgimento delle altre istituzioni nella gestione dell’emergenza: soprattutto prefettura e Regione, giacché il campo appartiene proprio all’amministrazione regionale. In pratica, il punto, espresso più o meno da tutti i partiti anche nel consiglio di oggi: chiedere al governatore della Regione e al prefetto, (e in caso anche alla nuova provincia), di gestire insieme l’emergenza, affrontando il problema con una condivisione delle responsabilità e degli impegni. L’obiettivo è far diventare Al Karama un modello sociale d’integrazione, ben sorvegliato e con livelli di sicurezza garantiti. Tutti d’accordo sul fatto che: “Il Comune da solo non può accollarsi la spesa e l’impegno di un progetto del genere e se le altre istituzioni non verranno in nostro soccorso, la chiusura di Al Karama sarà un passo inevitabile”. Nelle due ore di consiglio hanno preso la parola: Gianni Chiarato, capogruppo del gruppo misto, che ha ripercorso la storia del centro Al Karama, nato nel 1992, a quale il governo diede seicento milioni e altri trecento dalla provincia. Fabrizio Mattioli, del Pd, che al contrario ha citato una querela presentata alla Procura della Repubblica e alla Prefettura di Latina e firmata dall’allora governatore del Lazio in cui si denunciava l’occupazione abusiva degli immobili di proprietà della Regione Lazio e, per motivi di ordine pubblico, si chiedeva di far procedere all’immediato sgombero dello stabile. Sgombero che non fu mai eseguito. A seguire sono intervenuti Omar Sarubbo, Nicoletta Zuliani, Giorgio De Marchis, Giorgio Ialongo, Cesare Bruni, Fabio Cirilli e infine il sindaco, che ha sintetizzato gli interventi effettuati nel corso della riunione. Tangibile la delusione dei cittadini che, hanno seguito i lavori in silenzio e che, magari si aspettavano delle soluzioni reali a problemi veri che ormai fanno parte della loro routine quotidiana e rendono utopia la frase “casa dolce casa”.

Cos’è Al karama

Il centro di accoglienza Al Karama nato alla fine degli anni 80, come punto di accoglienza per immigrati provenienti dalla Somalia e dal Nord Africa, caduto in disuso, è passato nella proprietà della Regione Lazio, che l’ha poi concesso in uso al Comune di Latina e, da alcuni anni è divenuto sede stabile di un gruppo di famiglie Rom. Le famiglie, alloggiate in casupole piuttosto rudimentali e fatiscenti, baracche, roulotte e container, vivono in condizioni igieniche assolutamente al di sotto di ogni ragionevole livello minimo accettabile. La comunità Rom è caratterizzata da un gran numero di minori che vive ai margini, con difficoltà dal punto di vista sanitario e soprattutto d’integrazione scolastica.

I Punti del Programma Al Karama

Il famoso progetto d’integrazione prevede un coinvolgimento attivo degli ospiti del Centro riguardo la produttività del territorio in questione.
La verifica della reale capacità ricettiva della struttura.
Il censimento dettagliato dei residenti ogni mese.
Lo smantellamento del sito attuale che non rispetta le norme igieniche e di sicurezza.
La verifica certa dei minori presenti nella struttura per gli obblighi scolastici.
Il presidio fisso di Polizia e operatori sociali fino ad arrivare alla chiusura del centro.


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