Professione Medica: il futuro parte da Bari
di Mariella Salomone
Un convegno con l’obiettivo di suggerire a governo e Miur una cura per rivoluzionare il sistema sanitario nazionale, a cominciare dal problema delle scuole di specializzazione: un terzo dei laureati in medicina non trova posto nei corsi di specialità, e ancora non si è arrivati a una soluzione. Chi non entra, si trova in un limbo, dove non può sperare in nulla se non in una sostituzione temporanea. Poi più fondi per la formazione post laurea, sblocco del turn over negli ospedali e un nuovo concorso per gli aspiranti specializzandi in tempi brevi. Lo scorso weekend il magnifico scenario del Teatro Petruzzelli di Bari ha ospitato il Convegno Nazionale: “Formazione e accesso al lavoro. Innovare per garantire il futuro della professione”, organizzato della FNOMCeO e dell’Ordine dei Medici di Bari, per discutere il futuro di una professione costretta a ragionare sempre più in una dimensione internazionale, a causa della mobilità di medici e pazienti, ha visto la partecipazione di: circa 400 giovani medici provenienti da tutta Italia, 35 delegazioni delle Federazioni europee dei medici, 106 Presidenti che compongono il Consiglio Nazionale della Fnomceo, del Comitato Centrale, oltre a rappresentanti della Politica e delle Istituzioni. La discussione si è incentrata sui percorsi formativi e i meccanismi di accesso alla Facoltà e alle Scuole di specialità; l´individuazione di nuovi percorsi per la definizione del fabbisogno; l`accesso dei medici al mondo del lavoro; l`introduzione di percorsi di formazione-lavoro; il mutato profilo anagrafico della classe medica e le nuove esigenze organizzative della sanità. Temi che hanno conseguenze sociali e culturali importanti per il futuro della professione e che affrontano un quadro complesso come quello attuale, toccando criticità come la diminuzione delle borse di specializzazione e l’accesso tardivo al mondo del lavoro da parte dei medici italiani. Negli ultimi cinque anni, infatti, è di 6.637 (pari al diciassette per cento) il “piccolo esercito” di neolaureati in Medicina, che rimane fuori dalle Scuole di Specializzazione e dal Corso di Formazione in Medicina Generale, requisito indispensabile per accedere all’ottanta per cento dei posti di lavoro. Si assiste quindi ad una “emorragia” verso l’estero di neolaureati in medicina. Circa il 25% dei neoiscritti, (ma sono in crescita esponenziale) è partito alla ricerca di opportunità lavorativa in Gran Bretagna, Canada, Irlanda, Spagna. E’ stato analizzato anche il fenomeno della diminuzione delle donne che si laureano in medicina, sollevando la questione mai risolta della conciliazione dei tempi famiglia – lavoro. I neolaureati in questi ultimi dieci anni sono diminuiti del 15%, attestandosi stabilmente dal 2007 in poi, al disotto delle 8000 unità. Sono le donne a laurearsi sempre meno, anche se in termini assoluti restano sempre in numero maggiore rispetto agli uomini. Uno dei nodi fondamentali da sciogliere, emersi nel corso del convegno, è quello della programmazione degli accessi a medicina, in relazione al fabbisogno ma, bisogna sicuramente intervenire anche sul tempo di studio, che deve essere abbreviato secondo gli standard europei. Un corso di studi così lungo e così impegnativo per le famiglie e per lo Stato deve sfociare subito nell’ingresso al mondo del lavoro. Formare un laureato in medicina costa allo Stato circa centocinquantamila euro, per l’intero iter di undici anni. Si è evidenziata anche la necessità di migliorare la metodologia, un medico deve imparare, per esempio, a comunicare adeguatamente con i pazienti dando spazio agli aspetti etici e deontologici, rispetto alla tradizionale impostazione di tipo illuministico della medicina moderna. Al Convegno è pervenuto il messaggio del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha sottolineato “..Se un euro sprecato nella Pubblica Amministrazione è una cosa immorale, un euro sprecato in Sanità può avere conseguenze devastanti”. E ancora “La politica non deve più entrare nelle questioni tecniche, sanitarie e scientifiche . In Sanità ancor più che in altri ambiti è imprescindibile che vada avanti chi merita, perché ci sono di mezzo la Salute e la Vita delle persone”. Al termine dei lavori, è giunta, quanto mai opportuna, la conferma che, il Consiglio dei Ministri che ha previsto all’Art. 26 del Decreto Legge “Misure urgenti per la semplificazione e per la crescita del Paese” ha stanziato ulteriori 6 milioni di euro per l’anno 2014 e di 42 milioni di euro per il 2015 per finanziare contratti di formazione specialistica ministeriale aggiuntiva. Tale stanziamento consentirà di portare il numero di borse di specializzazione da 3300 a 5000 solo nel 2015, grazie a nuove risorse reperite dal MIUR. Va sottolineata l’importanza di questo risultato, ottenuto grazie ai migliaia di giovani medici in formazione che, negli ultimi mesi, si sono mobilitati per portare l’attenzione dell’opinione pubblica, del Parlamento e del Governo sul tema della formazione specialistica.