Roccamassima: il “tetto” dei Monti Lepini
Arroccata su di un promontorio roccioso domina la pianura sottostante affacciandosi su grandiosi quadri dell’ago pontino. È dunque, a buon diritto, “il tetto dei Monti Lepini”, almeno per quanto riguarda la provincia di Latina. Così, con i suoi 735 metri s.l.m., Roccamassima può vantare un’invidiabile prospettiva su paesaggi incantevoli e ambienti meravigliosi. Nel corso dei secoli questa posizione definisce l’importanza strategica del piccolo centro che nonostante la sede piuttosto defilata, gioca un ruolo fondamentale nei trapassi tra le diverse signorie feudali. Da qui era facile controllare la Piana Pontina, i Colli Albani e la Valle del Sacco come pure tutto il sistema viario che collegava questi territori. Nel centro storico sono facilmente riconoscibili i suoi caratteri medievali, ma più di qualcuno ne ipotizza la sovrapposizione con un precedente insediamento italico. Si tratterebbe dell’antica Carventum, presente già nel VI secolo a.C., il che ne riporta le origini al periodo romano, facilmente riconoscibile nei tratti residui delle mura che si osservano nelle aree di Monte S. Angelo, La Selva e Lubro. Con molta probabilità la sua fondazione può essere ricondotta all’ VIII secolo d.C., quando per motivi difensivi nacquero sui Lepini numerosi insediamenti e diverse rocche fortificate. Fulcro del paese è il palazzo ducale, l’antico piccolo castello conosciuto come “rocca”. Proprio da qui si costruisce l’etimologia di Roccamassima il cui nome sembra derivare proprio da “la rocca” in correlazione alla sua posizione geografica, il monte Massimo, appunto, sul quale è stata costruita. Risalente al periodo tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, il vecchio palazzo ducale ha sopportato diverse opere di modifica e così tanti lavori da aver ormai perso la caratteristica struttura originaria. Il paese offre comunque opere architettoniche di specie differenti, molte delle quali degne di nota. Tra gli edifici a carattere religioso spicca la Chiesa di San Michele Arcangelo, edificata probabilmente nello stesso periodo del castello e poi ristrutturata e rivista nel corso del Settecento. L’interno è composto da un’unica navata con soffitto a botte chiusa sul fondo da un’abside circolare orientata verso nord-est dove campeggiano quattro figure di santi protettori: Santa Barbara, San Biagio, Santa Lucia e San Sebastiano. Secondo alcuni studi l’abside della chiesa non sarebbe altro che una delle antiche torri del sistema difensivo del paese, opportunamente adattata alla nuova funzione. Sull’altare maggiore campeggia “San Michele che uccide il Demonio”, copia di un olio su tela dipinto da Guido Reni. Realizzata nel 1869 è considerata una delle più belle copie dell’originale, il nome dell’autore però, posto sulla tela stessa in basso a sinistra, è poco leggibile. Nel 1999 fu installato nella chiesa parrocchiale uno splendido organo meccanico di scuola italiana, con oltre millecento canne. Da quel momento, ogni anno, ad agosto, la chiesa ospita un’importante rassegna organistica internazionale. La rassegna dura per tutto il mese ed i concerti sono sempre presenziati da maestri illustri provenienti da ogni parte del mondo. Fuori le mura del paese da visitare, la Chiesa di San Rocco, risalente al XVI secolo come l’annesso convento e la Chiesa della Madonna del Carmine, edificata invece agli inizi del Seicento. Nei dintorni, sui campi di quota è facile imbattersi nel bestiame e incontrare bovini e cavalli al pascolo, indisturbati. La pastorizia resiste su queste terre producendo merce d’eccellenza come la carne o gli ottimi formaggi. Per quanto riguarda i prodotti della terra, il più conosciuto è sicuramente l’oliva, una varietà autoctona molto saporita e polposa. Va da sé che la vera ricchezza di Roccamassima sia la produzione di olio extravergine, pregiato per profumo, leggerezza e bassa acidità, un tipo di lavorazione che fa da traino all’economia locale. Tipiche anche le eccellenze del sottobosco come tartufi e funghi. Ben conservata la tradizione dei dolci, del pane e della pasta. Sono molte le specialità che imbandiscono le tavole, prodotti ricercati come fettuccine, sempre rigorosamente fatte a mano, tonnarelli, gnocchi e cannelloni. Famosa la tradizione della “pasta alla puttanesca”, quella della polenta con il tipico “sugo finto” (semplicemente pomodoro e cipolla) e infine le numerose zuppe e minestre, con patate, fagioli e verdure in generale. Reduci dalle feste natalizie, su tutte le tavole rocchegiane non potevano mancare le frittelle, di ricotta, broccoli e baccalà. Questo piccolo paese arroccato sulla montagna è luogo ideale di villeggiatura per chi vuole staccare la spina ed allontanarsi dallo stress quotidiano. Circondato da boschi suggestivi è l’ideale per godere dell’aria salubre di montagna, il contesto perfetto per passeggiare lungo i sentieri e ammirare lo spettacolo di panorami stupendi e tramonti da cartolina.