Psicologia: 2 novembre, in ricordo di chi non c’è più
a cura della dr.ssa Alessia Micoli
Il 2 novembre si celebra la commemorazione dei defunti, in ogni parte del mondo, una ricorrenza molto antica della Chiesa, che a volte mette tristezza nell’animo, in altri momenti accende un qualcosa dentro, che ci fa attingere a risorse inaspettate. Tante persone in questo giorno accendono una o più candele per chi non c’è più, per un caro, per un familiare o per un amico, che non ci sono più, ma che si sente ancora vicino. In Italia vi sono molte tradizioni e feste che celebrano le anime dei morti e che permettono alle persone di poter vivere questo giorno non in maniera negativa, anzi in tutt’altro modo, contemplando ciò che avviene nel nostro mondo interno. Commemorare i nostri defunti, a livello psicologico, ci fornisce la possibilità di riscoprirci, di metterci in contatto con la parte più profonda ed intrinseca di noi stessi, difatti abbiamo la possibilità di entrare in contato con molte emozioni che spesso siamo portati a non prendere in considerazione per evitare di stare male, ovvero la nostalgia, il dolore ed il ricordo. In questa ricorrenza, ognuno di noi entra, inoltre, in contatto con la memoria della propria storia e della storia passata e soprattutto ci si trova di fronte il dover prendere di petto una funzione molto importante per la nostra psiche: l’elaborazione del lutto. Per questo motivo il due novembre è un giorno che deve essere passato in contemplazione, non in maniera triste e malinconica, ma in forma costruttiva. Il 2 novembre è una ricorrenza che deve essere da spunto di riflessione per noi stessi, di ciò che siamo e soprattutto di ciò che la persona che non c’è più ci ha dato, difatti gran parte del nostro carattere è dato dall’esperienza in cui gli affetti hanno un ruolo particolare ed importante.